Non so esattamente perché sto condividendo sul blog quest’esperienza, sarà che dopo quasi 10 anni faccio fatica a continuare a tenerla totalmente per me (e per gli amici più stretti che via via negli anni mi hanno fatto compagnia). Fatto sta che aver ricevuto la notizia della morte del Cardinale Caffarra ha fatto riaffiorare alla mia memoria un ricordo che ha cambiato in modo totalizzante la mia vita. Così lo raccontavo tempo fa ad alcuni amici, e oggi a voi che leggete.

Ci sono determinati fatti che accadono nella vita che non vanno più via dai ricordi. Fatti che ripensandoci, riesci a collegare con tutto quello che c’è stato prima e tutto quello che c’è stato dopo. Fatti talmente determinanti, che senza di essi tu non saresti quello che sei ora. Giulia è stato questo. Tra il 2008 e il 2009 quando l’ho conosciuta, mi trovavo in un periodo molto difficile. Mi ero lasciato da poco con la morosa, ero da pochissimo laureato alla triennale e dovevo decidere se continuare con la specializzazione. I miei genitori mi avevano regalato una macchina fotografica e quella era l’unica cosa che portavo sempre con me, anche quando non era necessario. Un giorno la stavo aiutando a preparare il suo esame di informatica e parlammo un po’: lei, non riesco a capacitarmi in che modo, aveva intuito che quello che mi ribolliva dentro era un problema d’affezione alle cose che facevo, studio e segreteria inclusi; mi chiedeva sempre come stava andando e soprattutto si interessava del perché avessi deciso di fare una cosa piuttosto che un’altra. Mi aveva molto a cuore. Ma quello che mi disse poco dopo mi cambiò più di ogni altra cosa successa fino ad allora: “Billo ho parlato con Elisa e vorrei che tu fossi il fotografo del CLU. Qualsiasi gesto che noi facciamo, tu lo devi raccontare con le foto”. Io allora non sapevo nemmeno bene come usare la macchina fotografica, ma accettai con interesse la sfida. Così arrivò la Pasqua, poi il pellegrinaggio a Roma da Papa Benedetto XVI, ed infine ci venne a trovare il Cardinale Caffarra al seminario diocesano: fu lì che feci una delle più belle foto a Giulia.

Giulia, Don Marco, il Cardinal Caffarra e Stefano

In quell’istante, con lei sorridente, Don Marco e il Cardinale, capii che il senso di tutto era fare attenzione alla bellezza che mi circondava per poterla regalare agli altri attraverso un talento che mi era stato dato, esattamente come mi aveva detto lei. Ho capito perché stavo fotografando quel momento, che quell’istante stava cambiando la mia vita. E così fu anche un paio di mesi più tardi, quando Giulia morì in seguito ad un terribile incidente stradale. Il pianto e la commozione del momento fecero spazio alla chiarificazione quando Don Carlo, un grande uomo, ci disse queste parole: “Non domandatevi perché il Signore ha fatto morire Giulia, domandatevi piuttosto perché ve l’ha fatta conoscere. Solo così manterrete aperta la domanda su di voi e potrete fare memoria di lei”. Il Signore, attraverso Giulia, mi aveva indicato una strada da percorrere, una strada che ancora oggi, a distanza di quasi 10 anni, per me è punto di domanda e commozione continua, grazie alle nuove amicizie e scoperte che faccio giorno dopo giorno.

È così che oggi, con la morte del Cardinale Caffarra, mi rendo ancora di più conto che quella commozione è tuttora un avvenimento vivo, bruciante, terribilmente vero e affascinante; per me.